mercoledì 13 agosto 2025

Il poeta di Ragusa Ibla

Appoggiata la tristezza alla balaustra
mirava estasiato lo svettare dei palazzi baronali,
il cesello delle case modeste,
l'arzigogolio delle chiese tardo barocche.
La cupola di San Giorgio era rapita dal sole.

-Di quale bellezza ho scritto nei miei testi
se non di questa? Di quale riscatto
accennava il mio trisavolo
al Circolo dei Cavalieri
se non di quello dell'ignoranza?-

Si tolse il fedora, il sole era cocente,
s'asciugò il sudore. -Queste terre
m'hanno visto bambino cadere e rialzarmi,
alzarmi e cadere sul tufo rovente
e correre fra i muri a secco
a guardia del carrubo e dell'olivo

-Ma adesso è ora d'andare.- Vestito di bianco
si rimise il cappello a fatica.
Un germoglio di gelsomino spuntava dal calcare
tenero e morbido come gli occhi di una lei
che non riusciva a scordare.

Ma ora era stanco.

-Di quale bellezza- riprese impettito
se non di questo mio arrivo
da dove sono partito?-