Biografia


Carla Vercelli nasce nel 1961 in provincia di Novara, a pochi chilometri dal lago d'Orta, dove vive e lavora. Si laurea in filosofia con indirizzo psicologico nel 1989, a Pavia, dopo aver frequentato il liceo scientifico del suo luogo natale. Arriva alla scrittura e alla poesia dopo varie esperienze pittoriche e figurative che la coinvolgono per anni affinando la sua sensibilità e la sua capacità riflessiva.
Ha al suo attivo la partecipazione ad alcune antologie poetiche, un libro di poesie stampato Il cielo ha il colore delle rose (2012). Ha pubblicato altri cinque testi poetici Bello più di prima (2015) libro che narra in poesia molti luoghi visitati dall'autrice, Coglimi d'ineffabile Poesie d'Eros (2014/ 2019), La volpe e la parola (2016), Viva come una giornata di vento (2019) e Peccato di gioia (2022). Ha scritto racconti per ragazzi Cromistorie: vi racconto una fiaba colorata (2014) e pubblicato tre romanzi Si amavano, sappiatelo (2017), Non usare troppo rosso (2020) e Il bacio sugli occhi (2023).

Questi i cenni biografici, ma forse per una poetessa il modo migliore per presentarsi è quello
di sottoporre all'attenzione del lettore una o più poesie che la rappresentano. Fra le mie numerose poesie ne ho scelte tre che paiono descrivermi.



Irrilevanza


Sono anima semplice, solare
come nel deserto la duna
rovente.
Traspare magari dal broncio di bambina
la puerile scommessa su un mondo desiderato
e il mistero non s'elide, s'addensa
nella pagliuzza lunare
della pupilla fremente.

Soffro e gioisco per un nonnulla
che stimo d'immenso
e lì mi perdo nell'irrilevanza apparente,
non certo melensa
-alle sfide non si rassegna-,
di ciò a cui non so rinunciare:
l'amore, che a tutti posto riassegna,
a tutto dà un senso.
Foto agosto 2017





Gioviale


Sai, è come catturare lucciole
-ci fossero ancora- o la libellula grande
correndo sul prato d'erba medica per i conigli
con la disperazione di mio padre, e liberarle poi
e liberare anche i conigli
strofinarsi i musetti e i palmi delle mani -a rimanere-
coi petali della rosa thea
e ridere, nascosta, alle invettive del genitore

o piluccare amarene e ciliegie, ma dai rami
stendersi, vestita come per assistere a una corsa all'ippodromo,
sul primo campo di grano spruzzato di papaveri

o andare, sporca ancora d'erba, lungo il fiume
sino a quella trattoria
che appena entri sa di buono buono
e tu, con tutto quel verde e giallo tra le ciglia
oggi sei straordinariamente bello
e per di più, oltre a narrarmi di Guareschi
bisbigli di soppiatto un -Bambolina-
che promette bene...

Sai, in fondo è questo saper vivere:
parlo di quell'attimo,                                                    
prima della morte. 


Foto aprile 2017

   



Ragazza


Sono nei dossi sconosciuti della mente
negli accavallamenti del cuore
ove il respiro dell'anima tende
-comunque-
alle tonalità della speranza
e lo spirito è vento di novità.

Vicina a Dio 
ne percepisco i palpiti 
di gioia, di dolore 
anche di paura 
mai di disperazione. 

Risorgo dalle ceneri di un amore 
come un uomo non saprebbe mai 
risollevarsi da un qualsiasi dissesto. 

Sono Logos -parola- e silenzio (tanto) 
Eros (amore, non solo sesso) e mai Thanatos. 

Tempio di sentimento 
essenza di tenerezza 
lascito di libertà. 

Alle finestre del mattino 
sgrano decisa il brillio dei miei occhi scienti. 

La vita è sulle mie labbra. 


Foto marzo 2017










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