giovedì 5 aprile 2018

Ortigia




Ortigia, sfarzo dismesso del pescatore
che lasciò la rete per andare in periferia
in un palazzo abusivo.
Mancato pescatore di uomini
una delle sue chiese sconsacrate
ha la cupola d'oro e un inserviente tuttofare
che parla solo il siciliano-

Eppure imperversa qualcosa di sconfinato
e non è solo il mare o il sole. La cultura
aleggia come Minerva nel Duomo
di greco spendore, s'ammantano
le viuzze con piante grasse abbarbicate
tra fatiscenza e luce, i negozi vendono
turchesi e pettini di tartaruga-

Come salotti le piazze levigate
mancherebbero d'oleandri. A sopperire
il reflusso intermittente della bellezza
sovviene dei camerieri la gentilezza,
fanno la piena stagione, la corte
alle ragazze scandinave, offrendo di Bronte
pistacchi e cannoli scomposti-

Io osservo, seduta ad un tavolino
in ferro battuto, l'andirivieni dell'onda
il cuore antico e spugnoso
dell'isola, il suo futuro radioso.

Il giorno incombe

Dopo una bella visita alle Catacombe
-con tanto di guida perché lì dentro
s'intersecano bui labirinti-
che familiarizza con la morte
incassata negli antichi fregi,

venuti alla luce- gli istinti
quelli di fotografare il cielo
-tutto l'azzurro siciliano delle undici
che indora i capitelli, leviga le are-

o rispondere dal telefono
a messaggi d'amore
-stavolta al destinatario precisare
che è unico fra gli unici.

Catacombe di San Giovanni, Siracusa