e rosseggiavano i capelli tra le pagine, dolcemente
come quarantatre tramonti in un solo giorno
o la volpe e la rosa che volevano Esserci,
una addomesticata e l'altra innaffiata,
il legame e la cura,
nessuna solitudine, nessuna sopraffazione
-nessun controllo-
Le cifre erano righe sul pavimento,
giunchi centrifughi
-solo apparenze
oltre le quali
sedersi a immaginare...
ed era ed è
questa la realtà.
Questa è la poesia con cui il mio libro si apre. I versi sono ispirati chiaramente alla fiaba de "Il Piccolo Principe".
RispondiElimina...è una poesia di rara bellezza e dolcezza che fa intravedere la superiorità dell'immaginazione sulla ragione...
RispondiEliminaCarla, mi hai riportato alle emozioni di quando leggevo IL PICCOLO PRINCIPE da bambino...
Grazie Jan Mic del commento, innanzitutto. L'immmaginazione è superiore alla ragione solo quando è "mera ragione", cioè appunto quando non si ascoltano anche "le ragioni del cuore", come diceva Pascal, sconosciute alla ragione stessa. È uno strano connubio quello che bisogna raggiungere: mediare la ragione con l'intuizione e con l'istinto e mai abbandonarsi solo a quest'ultimo, tipico degli animali. L'immaginazione mette in gioco un tipo d'intelligenza emotiva, costituita di sensibilità, che è tipica dell'artista, del bambino, del "fanciullino",come direbbe Pascoli, che è rimasto in noi.
RispondiEliminaSono contenta che anche tu adori Il piccolo principe!